Descrizione
Leonor Fini (1907 – 1996)
Nata a Buenos Aires da padre italo-argentino e madre triestina, la piccola Leonor Fini lascia il suo paese natale ancora in tenera età. La madre, alla quale rimarrà molto legata per tutta la vita, decide di portarla via dal padre, un uomo dispotico e autoritario, per liberarla dalla violenza opprimente. Leonor cresce nella casa borghese della famiglia ed entra in contatto con la fiorente cultura italiana dell’epoca. Nei suoi salotti passano Umberto Saba, Italo Svevo, Leo Castelli e persino Gillo Dorfles. Intorno agli anni Trenta approda in Francia, perché si rende conto che per ampliare la sua rete di contatti e immergersi nel vortice del mondo intellettuale, Parigi non può che essere l’unica meta valida. Qui conosce il giovane gallerista Christian Dior ed Elsa Schiapparelli, ma entra anche in contatto con il movimento surrealista di André Breton. Pur non considerandosi parte integrante del Surrealismo, la Fini farà tesoro del cosiddetto gioco del cadavre exquis tipico del movimento; è così che si lascerà guidare dall’automatismo nella creazione, oltre che dall’accostamento di forme e materiali. Nonostante sia stato accusato di misoginia, il movimento surrealista sarà fondamentale per le artiste donne; anzi, è proprio tra le fila del gruppo che tutte loro troveranno spazio per esprimersi. La Fini non si sottometterà mai alle regole di Bréton, ma darà vita a opere dal carattere surreale e rivoluzionario, come era lei stessa. La sua è una pittura puramente figurativa; le sue figure assumono forme diverse, ma sono concepite per rappresentare l’io dell’artista. Tutta la sua pittura è un mezzo per affermare il proprio essere, trasponendo sulla tela il senso del gioco, della femminilità, dell’erotismo, ma anche personaggi surreali come gatti, sfingi, angeli e streghe. Insomma, tutti ingredienti che, ancora oggi, ne fanno un simbolo di emancipazione e anticonformismo, capace di superare la damnatio memoriae voluta e attuata dalla critica italiana.