I Monuments Men: gli angeli custodi dell’arte
Cosa hanno in comune un ritratto di Caravaggio e un olio di Kokoshka? Un busto di Rodin e una Madonna col bambino di Veronese? Cosa lega una tela di Emil Nolde alla pittura fiamminga di Hans Memling?
Sono tutte opere scomparse e mai più ritrovate: rubate, nascoste, perdute o rivendute a sconosciuti, insieme a capolavori di Monet, van Dyck, Klee, Rubens, Botticelli e molti altri ancora. Durante il Novecento si sono succedute però persone che hanno lottato per restituire alla comunità o ai legittimi proprietari grandi capolavori, persone come i Monuments Men.
Il film
George Clooney, con la sua ultima pellicola “The Monuments Men”, ha il merito di portare alla ribalta il tema del furto d’arte, contestualizzato a episodi avvenuti durante la Seconda Guerra mondiale e poco noti al grande pubblico. Il film più in particolare racconta, nei toni della commedia drammatica, la storia degli uomini che difesero il patrimonio artistico europeo dalle razzie operate dai nazisti.
La storia
All’inizio degli anni Quaranta del XX secolo l’Europa era piagata da un conflitto che, oltre a causare milioni di morti e di sfollati, stava anche mettendo a dura prova la conservazione dei beni culturali: il Louvre e gli Uffizi erano stati pesantemente danneggiati dai bombardamenti, i collezionisti ebrei erano stati violentemente privati di tutti i loro quadri e nei musei chiunque si opponesse al saccheggio dei soldati tedeschi rischiava la vita. Con queste depredazioni, poste in secondo piano rispetto alle manovre belliche vere e proprie, Hitler mirava ad accumulare un vasto numero di capolavori da conservare in un Fürher Museum in costruzione a Linz. In queste gravi circostanze si formò la divisione delle forze armate alleate chiamata MFAA – Monuments, Fine Arts, and Archives section, un gruppo scelto di archeologi ed esperti d’arte che si opposero alle forze dell’Asse per salvaguardare monumenti e recuperare opere trafugate e nascoste in miniere, castelli e altri luoghi inaccessibili dell’Austria e della Germania.
Mentre l’Europa bruciava a causa degli scontri e del decreto Nerone (l’ordine che imponeva alle truppe tedesche di fare terra bruciata nella ritirata), i Monuments Men salvarono beni inestimabili, proteggendo il patrimonio dell’umanità.
La divisione MFAA fu incaricata quindi di un compito fondamentale, non di una semplice missione. Proverbiali in questo senso furono le parole di Eisenhower ai Monuments Men durante la missione in Italia del 1943: “Oggi combatteremo in un paese che ha contribuito alla formazione della nostra eredità culturale, una nazione ricca di monumenti la cui costruzione rappresenta ancora oggi la crescita della nostra civilizzazione. Siamo obbligati a rispettare questi monumenti, per quanto la Guerra ci possa consentire”
I Monuments Men oggi
Attualmente parte delle opere sono state recuperate e, laddove possibile, restituite ai legittimi proprietari o ai musei (per esempio la Madonna di Bruges di Michelangelo è tornata nella Chiesa di Nostra Signora e l’autoritratto di Rembrandt è stato salvato dalle miniere di Heilbronn) ma molte altre opere risultano disperse o di proprietà di sconosciuti: all’indirizzo www.monumentsmenfoundation.org è possibile consultare la lista ufficiale.